Gravidanza
L’alimentazione materna durante la gravidanza influenza lo stato di salute della gestante e del nascituro. Si consiglia di porre particolare attenzione all’alimentazione dal periodo pre-concezionale e per tutta la fase di allattamento.
Durante la gestazione, bisogna garantire il giusto apporto di nutrienti per coprire non solo i bisogni nutritivi della madre, ma anche quelli del nascituro, questo però vuol dire “mangia per due”.
Infatti la richiesta di un supplemento calorico è abbastanza contenuta, durante le diverse fasi. Nel primo trimestre il supplemento calorico è di circa 69kcal giornaliere, 266 kcal giornaliere per il secondo trimestre e nel terzo trimestre si arriva a 496 kcal al giorno. Questo per garantire l’adattamento dell’utero, la placenta e tutti i tessuti di supporto, atti a sostenere la crescita del feto.
È importante quindi mantenere un aumento ponderale controllato per evitare soprattutto: gestosi, diabete gestazionale, prematurità e eccesiva ritenzione di peso post-gravidanza. Favorendo altresì crescita fetale adeguata e prevenzione da malattie metaboliche/cardiovascolari.
Le donne con ridotta massa muscolare, che vengono da periodi di nutrizione per difetto, possono influenzare in maniera negativa la crescita fetale. Una massa muscolare del braccio ridotta, la poca attività fisica pre-gravidica, influiscono negativamente sul trasporto amminoacidico generando neonati con ridotta massa muscolare o scarso contenuto minerale.
Allattamento
Il latte materno rappresenta il nutrimento ideale per il neonato, tanto che l’allattamento al seno esclusivo è raccomandato dall’OMS per i primi sei mesi di vita. Il latte materno contiene non solo lipidi, grassi, oligosaccaridi (prevalentemente lattosio), ma anche componenti funzionali: cellule immunitarie, ormoni e flora batterica (microbioma), perciò rappresenta un vero e proprio sistema biologico. La concentrazione dei nutrienti nel latte materno non è direttamente correlata allo stato di malnutrizione della madre. È invece dimostrato che la dieta materna influisce molto sul microbioma del latte. Infatti alterando la composizione del latte, o indirettamente, privilegiando la proliferazione di particolari colonie batteriche nel tratto gastrointestinale materno, si influenza il sistema immunitario e la salute del nascituro, anche in età adulta.
Nutrienti essenziali
Prima e durante il periodo gestazionale, bisogna seguire una corretta alimentazione sana e varia, utile a garantire il giusto apporto di nutrienti al feto.
Fondamentale poi è l’apporto di vitamine (A, D, C B6, B12, acido folico), sali minerali, ferro, calcio, fosforo, e un notevole fabbisogno di lipidi.
Un livello scarso di folati nella madre, può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di difetti del tubo neurale nel feto. Il raggiungimento dei 400 microgrammi giornalieri è sufficiente per prevenire la spina bifida e l’anencefalia. Per garantire il giusto fabbisogno si può ricorrere all’integrazione che va fatta già prima del concepimento.
Il DHA o acido docosaesanoico (acido grasso polinsaturo) è coinvolto nella maturazione cerebrale, per raggiungere il corretto fabbisogno si consigliano due pasti di pesce durante la settimana. Una raccomandazione poi va alle donne fumatrici, in quanto il fumo riduce i livelli di DHA nel latte, perciò si consiglia una supplementazione. Bassi livelli di DHA sono spesso associati ad un aumentato rischio di depressione post-partum.
La vitamina A è importante in quanto un suo deficit può portare a: cecità notturna, xeroftalmia, ridotta crescita nei bambini, rallentata cicatrizzazione, disepitelizzazione mucose. Tuttavia non bisogna neanche eccedere nella sua assunzione, in quanto può avere effetti teratogeni, cefalea, alopecia, nausea, vomito, epatopatia, cirrosi epatica e problemi visivi; perciò sarebbe opportuno evitare integratori o cibi ricchi di vitamina A (come fegato, paté, olio di pesce) soprattutto nel primo trimestre.
Attenzione particolare va data anche alla vitamina D nella sua forma attiva, tipica dell’esposizione al sole, rappresenta un ormone in grado di agire su ossa, reni ed intestino. Inoltre regola l’assorbimento del calcio e dei fosfati, riducendo la possibilità di proteinuria nei reni. A livello osseo invece è essenziale nel fenomeno di mineralizzazione. Ha anche un’azione diretta sulla sintesi di insulina da parte dei dotti pancreatici. Anche in questo caso ci deve essere una corretta assunzione; un deficit può portare a crescita ritardata e rachitismo nei bambini, osteomalacia e osteoporosi accelerata negli adulti. Un eccesso invece porta a ipercalcemia, aritmia cardiaca, osteosclerosi, calcificazioni, ipoplasia dello smalto.
Bisogna prestare attenzione anche all’introito proteico, infatti si dovrebbe avere una supplementazione di 1g per il primo trimestre, 9g per il secondo e 29g per il terzo. Così come durante l’allattamento la supplementazione rispetto ai fabbisogni normali è di 19g per il primo semestre e 13g per il secondo.
Monitoraggio
La gestione dell’introito calorico, va fatta ovviamente tenendo in considerazione l’indice di massa corporea della madre. Infatti in base allo stato di partenza cerchiamo di calcolare un corretto aumento di peso durante il secondo e terzo trimestre.
- 0.5kg/settimana donna sottopeso
- 0.4 kg/settimana donna normopeso
- 0.3 kg/settimana donna sovrappeso
Con un aumento del peso consigliato totale:
- Sottopeso (BMI <18.5) 12,7-18,1 kg
- Normopeso (BMI 18.5–24.9) 11,3–15,9 kg
- Sovrappeso (BMI 25–29.9) 6,8–11,3 kg
Il peso del feto e della sua crescita influisce sul peso totale con il seguente andamento:
Per la plicometria invece facciamo riferimento ad alcune rilevazioni utili per il monitoraggio del grasso sottocutaneo. La plica della coscia, ad esempio, può avere un aumento fino a 5mm, la plica soprailiaca invece deve aumentare massimo di 3, quella sottoscapolare di 2.
Uno dei valori da tenere maggiormente sotto controllo è l’acqua corporea (TBW) e la sua distribuzione. Tramite la bioimpedenza possiamo monitorare lo stato di idratazione della madre. Questa dovrebbe crescere nei vari trimestri, scongiurando il rischio di ipertensione.
Il periodo più critico di monitoraggio è il secondo trimestre. Se vi è un aumento tardivo o anomalo della TBW si può incorrere in ipertensione (preeclampsia). Nel terzo trimestre, infine, i cambiamenti possono essere meno evidenti.
Disturbi frequenti
Nel periodo della gestazione si possono avere dei disturbi più o meno frequenti.
Uno di questi è la “classica” nausea, tipica del primo trimestre, dovuta all’incremento dell’ormone beta-HCG (Gonadotropina Corionica Umana). Questo serve a stimolare il copro luteo e a produrre progesterone, che renderanno la parete uterina un ambiente ideale per l’impianto della cellula uovo fecondata, inoltre, insieme agli estrogeni attiva la sintesi delle proteine necessarie a rinforzare la parete muscolare dell’utero. Il fenomeno della nausea tende a rientrare spontaneamente. Per far affievolire questa sensazione, si consiglia di fare piccoli pasti con ridotto contenuto di grassi, preferire cibi secchi, bere a piccoli sorsi e utilizzare lo zenzero come spezia.
L’insorgenza di stipsi può essere legata all’azione dell’ormone progesterone, ad una riduzione dell’attività fisica e alla compressione dell’utero sul colon. Per contrastare questo disturbo è necessario incrementare il consumo di acqua e fibre, limitando altresì quello di verdure e cuticola dei legumi che possono creare meteorismo e coliche.
La pressione dell’utero e del feto sull’apparato digerente può causare reflusso gastro-esofageo. Fra i cibi da evitare ci sono la menta, il cioccolato, le spremute etc.
Oltre a questo bisogna cercare di dormire con la testa leggermente sollevata ed evitare di sdraiarsi subito dopo un pasto. Anche in questo caso i pasti piccoli e il ridotto contenuto di grassi favoriscono la gestione del disturbo.